Un uomo ha contratto l’influenza aviaria senza essere stato esposto al contatto con animali infetti. Gli scienziati sono preoccupati.
I virus possono essere soggetti a mutazioni. La paura principale degli studiosi è quello di assistere a evoluzioni allarmanti e decisamente più pericolose delle precedenti. Di recente, c’è un caso che ha destato la preoccupazione degli scienziati. L’uomo, stando a quanto dichiarato, ha contratto l’influenza aviaria senza essere entrato in contatto con animali infetti.
Prima di questo momento, non era mai stato registrato un evento di questo tipo. Per tutti gli altri pazienti, infatti, il meccanismo di trasmissione si era rivelato lo stesso. Un eventuale contagio da uomo a uomo potrebbe dare vita a una pericolosissima pandemia. Per tale motivo, l’allerta è altissima.
L’influenza aviaria torna a fare paura: il caso di un uomo americano ha cambiato tutto
L’influenza aviaria è un virus che colpisce principalmente gli uccelli. Gli esseri umani che entrano in contatto con essi o che maneggiano materiale infetto, come nidi o uova, possono svilupparla. Fino a questo momento, però, non c’era mai stata una trasmissione diretta da uomo a uomo. Un recente caso, registrato nel Missouri, ha messo tutto in discussione. Il paziente, infatti, non ha avuto a che fare con esemplari malati.
Per fortuna, la malattia non è degenerata. Le cure antivirali sono riuscite a tenerla sotto controllo e a eliminarla. Ad oggi, è completamente guarito. Questo avvenimento, tuttavia, potrebbe indicare una mutazione del virus. La paura principale è legata al sorgere di un’epidemia da influenza aviaria. Robert Redfield, nei panni di ex direttore dei CDC, è convinto che sia solo una questione di tempo.
I campioni biologici dell’uomo, ovviamente, sono stati sottoposti a un’analisi accurata. Al momento, i test sono ancora in corso per cercare di identificare tutti gli elementi corretti. Per fortuna, nessun famigliare o amico del paziente ha mostrato gli stessi sintomi. È probabile che si tratti di un caso isolato, però, è importante non abbassare la guardia. Un eventuale focolaio si amplierebbe velocemente, fino a coinvolgere un numero elevatissimo di individui.
L’infettivologo William Schaffner, attivo presso il Vanderbilt University Medical Center di Nashville, è convinto che sia necessario andare a fondo della questione. Avere dei dati chiari consentirà di agire nel modo opportuno. L’influenza aviaria, purtroppo, è letale per il 50% delle persone che la contraggono. Ci sono delle terapie mirate che, grazie ai progressi della scienza, sono in grado di combattere la patologia, ma non tutti rispondono nel modo desiderato.